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21-03-2020
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news e curiosità
La 124 special: la berlina sportiva
le versioni della Fiat 124/1200 commercializzate in Italia negli anni 1966/1975 – parte seconda
Abbiamo
visto nella prima parte del servizio che la 124 berlina, lanciata sul mercato
nel Maggio del 1966, riscosse un immediato successo sotto tutti i punti
di vista, tanto da meritare il riconoscimento di “Auto dell’
Anno 1967”. La 124 era una vettura sotto molti aspetti innovativa,
che inaugurava un nuovo modo di viaggiare. Rompeva con le tradizioni del
passato che volevano associati, legate ad una fascia di mercato e di cilindrata
come queste, motori lenti e sonnacchiosi. La 124 era a tutti gli effetti
una berlina ‘sportiva’ e briosa, capace cioè di regalare
emozioni e soddisfazioni anche agli utenti che ne facevano un normale utilizzo
per famiglia, scopo per cui oltretutto era nata.
E
siccome si era negli anni del “boom” economico, le esigenze
degli utenti cominciarono a salire e la loro domanda si fece sempre più
esigente: in questo campo in particolar modo, si sentiva il desiderio di
una vettura simile ma con maggior prestazioni e migliori finiture, senza
però stravolgerne la filosofia d’impiego e, di conseguenza,
i prezzi. A questa particolare esigenza della clientela, quel genio che
fu l’ Ing. Dante Giocosa rispose con la 124S, ovvero “Special”,
una 124 potenziata e meglio rifinita della 124 berlina del debutto.
Sulla base della 124 normale si creò, ancora una volta con un brillante operazione di sinergia industriale, utilizzando quindi la maggior parte di componenti preesistenti possibile, una berlina ancora più sportiva.
Vediamo allora in dettaglio come era realizzata. Dal punto di vista meccanico, sull’originale telaio della 124 venne montato un motore pressoché identico ma dotato di maggior cilindrata, un 1438 cm3, sempre monoalbero nel basamento, ad aste e bilancieri, la cui cilindrata era stata maggiorata aumentando solo l’alesaggio dei pistoni. Il carburatore era sempre un doppio corpo ma verticale, tipo Weber DHS/3 con apertura a depressione delle due farfalle ed era stato variato anche il rapporto di compressione, passato ora a 9:1. Questo motore, tipo 124B2.000 era ancora più brillante del 1197 precedente ed erogava dieci CV in più, passando da 60 a 70 CV.
E
accontentava gli sportivi perché aveva una maggiore coppia motrice,
specie ai bassi regimi, senza penalizzare i consumi che rimanevano praticamente
invariati rispetto alla sorella minore. Le prestazioni aumentavano e la
velocità massima arrivava ora ad oltre 150 Km/h (esattamente 154,040
Km/h).
Altra grande miglioria fu apportata al retrotreno dove l’originario ponte a croce della 124 berlina 1200, che dava origine a qualche “scappata” di coda nella guida veloce, fu sostituito da un nuovo ponte a quattro puntoni longitudinali, che eliminava anche il tubo portante dell’albero di trasmissione, sostituito da un giunto in tre elementi.
Questa
modifica, che vedeva altresì invariate le sospensioni, benché
ritarate, le pasticche dei freni maggiorate, l’adozione del servofreno
a depressione e il doppio circuito frenante, migliorò notevolmente
la tenuta della 124S soprattutto sullo sconnesso e sul bagnato al punto
che tale modifica fu adottata anche per la 1200.
Variati naturalmente, in accordo alle prestazioni, i rapporti del cambio e al ponte. L’impianto elettrico vedeva la sostituzione della dinamo con un moderno alternatore da 770W.
Con
tutte queste modifiche, e altre di dettaglio, la nuova 124S passava dagli
855 Kg. originali della 1200 base a 925 Kg. E si rivelò un modello
brioso e divertente da guidare, conservando al contempo le positive caratteristiche
della sorella più piccola. Anche il prezzo rimase competitivo, al
punto di farne LA media più venduta in Italia nel periodo, grazie
anche alle modeste operazioni di manutenzione che richiedeva.
Vediamo ora le caratteristiche estetiche; sul muso era stata inserita una diversa calandra, sempre cromata, a coprire il radiatore ma dotata ora di quattro proiettori dal disegno sportivo ed elegante. Invariata la posizione delle luci posizione/indicatori di direzione, benché di disegno diverso.
I
paraurti, sempre a lama, avevano ora dei rostri più grandi, sempre
con inserto in gomma. Sulla fiancata avevamo innanzitutto diverse maniglie
delle porte, di tipo ora basculante e incassato, come sulla sorella maggiore
125 e i pneumatici, ora a carcassa radiale, erano montati sulle stesse ruote
della 124 SportCoupè. Anche la modanatura sotto le portiere era stata
ingrandita.
Dietro
le variazioni erano relativamente poche perché i fari somigliavano
ai precedenti ma avevano i catarifrangenti non più in basso ma incorporati
al centro dei fari stessi, sempre rostri più grandi sul paraurti
ma la scritta era adesso romboidale. Aggiunto anche un piccolo faro di retromarcia
sotto la targa, con una staffa di acciaio.
Nell’abitacolo
invece avevamo variazioni davvero sostanziose: i sedili erano molto meglio
profilati, più imbottiti e realizzati con similpelle di miglior qualità.
Un mobiletto centrale era stato aggiunto sul tunnel del cambio dove era
predisposta l’installazione della radio e dell’altoparlante,
mentre le porte avevano pannelli più belli e curati, con maniglie
di apertura più grandi. Profili erano stati aggiunti per nascondere
le guide di scorrimento dei sedili, diverse le tasche laterali portacarte.
La novità più grande era costituita però dal cruscotto,
totalmente nuovo e che somigliava a quello della 125.
Aveva
due strumenti circolari, interruttori disposti in maniera più razionale,
era meglio imbottito e aveva una forma arrotondata più dolce. La
strumentazione aveva il tachimetro con contaKm totale sulla sinistra, mentre
a destra, nell’altro quadrante avevamo, oltre le normali spie e l’indicatore
livello di carburante anche l’utile termometro dell’acqua.
Su questa versione inoltre il tergicristallo, sempre con lavavetro a pompetta di gomma, aveva però il comando a levetta sulla destra del piantone di guida e aveva acquisito – rispetto alla 1200 – anche l’intermittenza. Il volante infine, immutato, era però stato privato dell’anello di comando avvisatori acustici, così caratteristico della versione originale.
Questa era in pratica la 124S del 1968, una berlina sportiva dalle brillanti prestazioni che si poneva al vertice della categoria in quanto a prezzo e prestazioni, senza nulla da invidiare alle più qualificate concorrenti e conservando la filosofia e le buone caratteristiche della consorella 1200.
Da
questa ereditava però gli stessi difetti, intrinsechi nella formula
costruttiva e nelle tecniche costruttive dell’epoca, come l’insorgere
di fenomeni di “vapour-lock” alle alte temperature di esercizio
sviluppate nella marcia in colonna prolungata (giornate torride), le infiltrazioni
di acqua in caso di diluvio e, col passare degli anni, la ruggine.
L’auto
comunque va talmente bene che nel 1970, con 45mila unità vendute
è LA media più richiesta dal mercato, vendendo addirittura
il doppio della 1200. Sostituendo nelle imprese sportive e nei rallies la
sorella minore, un’impresa per tutte che merita di essere ricordata
fu un raid da Città del Capo, in SudAfrica, a CapoNord, nel Circolo
Polare Artico, nel 1970, un’avventura di 9000 Km compiuta da sei ragazzi
a bordo di due 124S nell’arco di quaranta giorni. Fu un’impresa
memorabile che vide le due 124S, dalla proverbiale affidabilità e
robustezza affrontare le più severe piste africane, in mezzo ad animali
selvatici ed ostacoli incredibili e attrezzate in maniera poco più
che di serie. Naturalmente la preparazione tecnica degli equipaggi fece
il resto.
Nel
1970, al salone di Torino di Novembre, fu presentata la nuova 124 “Special”
che – su identica meccanica ma con diverso rapporto di compressione
e potenza invariata di 70 CV– aveva adesso una carrozzeria rivisitata
(124B2/versione II; v. anche su: NEWS – l’apice dell’
evoluzione: la 124 Special T). Rispetto alla consorella del 1968 l'auto
era stata oggetto di migliorie un po' dappertutto; i coperchi dei cofani
erano lisci, senza più nervature e davanti, sul muso, si notava un
disegno totalmente nuovo delle lamiere. I ripetitori di direzione erano
stati spostati agli angoli laterali della calandra, la stessa aveva quattro
proiettori - sempre tondi - ma incorniciati adesso da cornici quadrate nere
in pressofusione metallica. La calandra era nera e dai paraurti erano spariti
i rostri verticali della versione precedente, rimpiazzati da profili in
gomma per tutta la lunghezza delle lame stesse.
La
fiancata e le ruote erano rimaste identiche, poco variata la coda, con fanali
sempre a sviluppo orizzontale ma incorniciati da un profilo cromato. Più
sostanziali gli interventi all'interno dove c'era un bel cruscotto di disegno
simile alla precedente ma con guarnizioni in finto legno, tappetini in moquette,
sedili in panno. Tra gli optional interessanti, oltre la radio, c'era l'accensione
elettronica Dinoplex-Marelli, il contagiri elettronico, utilissimo su una
sportiva come questa, e il senza dubbio comodo cambio automatico General-Motors,
all'epoca uno dei migliori.
Nel
Settembre del 1972 comparve la cosiddetta serie III anche per la “Special”
ma le variazioni erano veramente poche riguardo ai dettagli estetici; per
motivi di sinergia industriale essa aveva adottato delle feritoie di raffreddamento
destinate ai modelli bialbero “Special T” 1.6, aveva i cerchi
ruota verniciati con speciali polveri epossidiche e una nuova piccola scritta
“1400” era comparsa sul coperchio del cofano posteriore. La
calandra, immutata rispetto al modello del 1970, aveva però una diversa
modanatura orizzontale col nuovo logo Fiat romboidale. Anche la serie III
delle Special ebbe, al pari delle consorelle 1200, delle leggere modifiche
al motore come le camere di scoppio ridisegnate (emisferiche), i collettori
di aspirazione e scarico anch’essi ridisegnati e un nuovo albero a
camme. Tutto questo innalzava la potenza da 70 a 75 CV (DIN).
Per la 124 “Special T” 1.4 (bialbero) rimandiamo il lettore nell’apposito capitolo presente su questo sito; un ultimo accenno invece va fatto alla versione finale e sviluppo ultimo della berlina, la “Special T” 1600 del 1972.
Cessata
la produzione della più grande sorella 125 (1600 cm3/100 CV), nel
1972, il suo posto fu destinato in eredità alla 124 “Special
T”, dotandola ora del ben più potente motore tipo 132A9.000.
Questo motore aveva sostituito il precedente tipo 124AC3.000 e sviluppava
ben 95 CV. Aveva un carburatore doppio corpo Weber 34 DMS 24-26 e la vettura
arrivava a 960 Kg. in ordine di marcia. La velocità massima era adesso
di 180 Km/h e a richiesta si poteva avere la V^ marcia.
Adesso, sempre per ragioni di sinergia produttiva, la gamma top delle 124 montava i motori delle 132, avendo la 124 Sport Coupè il motore 1.8 litri. Queste auto, al pari delle berline 1200, rimasero in produzione fino all’ Ottobre del 1974 e in listino Fiat fino al Febbraio del 1975. Anche le 124 Special e Special T costituirono una grande affermazione della Fiat, sia come traguardo tecnico che come prodotto riuscito a vantaggio dell’utente. Erano auto veramente affidabili, medie molto comode e confortevoli per i lunghi viaggi ad elevate prestazioni e dai costi di mantenimento contenuti. Le considerazioni finali fatte per le sorelle più piccole con motore 1200 valgono pari-pari per queste: e a proposito di esemplari superstiti, oltre a qualche bella testimonianza che ancora allieta le nostre strade, si pensi che qualche anno fa ne trovai diverse, mod. “Special” 1.4 sulla lontana isola di Bali, perfettamente funzionanti!
124S BERLINA – 1968 | |
Motore: |
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Trasmissione: |
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Corpo vettura: |
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Prestazioni: |
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Photo
gallery delle
versioni della 124 |
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a)
le dimensioni |
b) le prestazioni |
il nuovo aspetto elegante ed aggressivo della 124S
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la pubblicità
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il nuovo cruscotto moderno e funzionale
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come la sorella più piccola, la 124S ha linee filanti, essenziali |
Isola di Bali, Indonesia, Settembre 1992: fotografata dall’autore una 124 “Special” 1.4/vers. II con guida a sinistra, perfettamente funzionante! |
il motore monoalbero 1438 cm3 della 124S, visto dal lato destro |
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