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21-03-2020
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la passione per la Fiat 124
Come è nata
Ho avuto la fortuna di nascere a Trento,
nel 1963 e di abitare per i miei primi cinque anni a Denno,
un bel paesino, piccolo e umile, una sorta di Presepio, in Val di Non, nella
Bassa Anaunia, quindici chilometri al confine col Tirolo, a metà
strada tra Trento e Bolzano.
A Denno la vita è bella, semplice, la gente del luogo è buona,
cordiale; la maggioranza sono contadini e mi sento molto onorato - ogni
qualvolta posso ritornarci per le mie vacanze, talvolta anche coi miei genitori
- perché ci aspettano e ci considerano ancora dei loro, malgrado
siano tanti anni che non abitiamo più lì. Il lavoro di mio
padre ci ha portati in giro per mezza Italia.
Mia moglie, seppur straniera, se ne è innamorata, sia di Denno che del Trentino e questo mi riempie di gioia e di soddisfazione. Inutile dire che per me il Trentino è il posto più bello del mondo. Ed è in questi luoghi incantevoli, in anni veramente belli, i mitici anni 60 che conobbi la Fiat 124. Ero piccolo, avevo solo cinque anni ma una memoria molto viva, una memoria che dà tuttora molta soddisfazione ad amici e parenti che abbiamo ancora lassù.
Fattostà
che nel 1967 un amico di mio padre si comprò appunto una
Fiat 124 berlina 1200, colore verde scuro, il colore dei pini e
egli abeti che popolano i boschi del Trentino, quelli che andavamo a piantare
il giorno della "Festa degli Alberi". Erano anni belli, tutto
era semplice e senza malizia, si era felici con poco, non c'era quella opulenza
esagerata di oggi che ci rende tutti cinici ed egoisti, non c'era quella
frenesìa che oramai ci acceca.
Non c'erano tutti quegli aggeggi che oggi ci riempiono la vita pure troppo. Si apprezzava quello che si aveva, comprare un'auto nuova era ancora "un evento"; in giro c'erano macchine ancora tutte riconoscibili senza tutte quelle stranezze di oggi. Non vorrei sembrare un incallito conservatore rimasto 40 anni indietro, dico solo che c'era un certo equilibrio in tutti i campi.
Le automobili di fine anni '60
Questa 124 mi fece subito una grande impressione: era bella, grande, comoda, moderna e aveva un gran bel rombo. All'epoca mi ricordo bene e con simpatia anche della Maggiolino, un'auto che ci faceva morire dal ridere a me e mio fratello più piccolo per il buffo rumore e la sagoma che aveva; poi c'era la Opel Kadett che pure mi piaceva con le ruote con le fasce bianche; la Citroen DS 21, il mitico "squalo" che adesso apprezzo tanto ma che allora odiavo per il suo aspetto che trovavo sinistro; la 1500 Fiat bella anch'essa, 500 e 600 che consideravo povere cenerentole, assieme alla Prinz, le Simca 1000 e le 850, la 600 Multipla che ce l'avevano i venditori,uno in particolare lì a Denno, la 1100R che era così-così e le Innocenti, in particolare la IJ3 se non sbaglio.
Di
tutte queste auto ho un ricordo vivo e nitido. Non male per avere solo 4
anni no? fra di esse la 124 emergeva ai miei occhi come di gran lunga la
migliore. Dei ricordi che ho, il più bello è di queste 124
nuove di zecca che percorrevano le belle strade trentine in primavera, con
la natura che si risvegliava, i suoi bei colori, l'aspetto fiammante di
queste auto. Mi ricordo che la 124 piaceva a tantissima gente e, di quei
tempi, "tutto era 124", nel senso che moltissimi prodotti, per
essere venduti, venivano in qualche modo accostati alla sua immagine vincente;
"volete scattare sicuri? allora scegliete quell' olio X, quelle candele
Y, quell'additivo Z...." è là c'era l'immagine della
124; "vedete quest'altra auto? ha questo, quello e quell'altro... e
poi ha il motore della 124...." e via di questo passo.
I
personaggi importanti/bravi/affermati/positivi spessissimo avevano una 124,
o berlina o Sport Coupè. Nel 1968 ce ne andammo da Denno, con nostro
grande sgomento; arrivarono i primi anni '70 e, con essi, la mitica "124
bialbero".
"Papà ma che vuol dire bialbero??" spesso chiedevamo
noi piccoletti, io e Marco perché Andrea, l'autore del disegno verde
ancora non era ...in cantiere. Sì perché in quell'anno, 1971,
arrivò la prima 124 berlina (Special) in versione
bialbero di 1438cm3; noi vedevamo che, rispetto a quella che
conoscevamo, aveva quattro fari, le ruote della Sport Coupè e supponevamo
che fosse più potente, ma non è che ci importasse più
di tanto ...perchè nessuna era bella come la 124 berlina 1200, e
si sa, i bambini hanno UNA sola idea, UN idolo. La 124 era poi anche sul
libro di scuola, in una grande foto a lei dedicata!
Avevo
8 anni e fra amichetti e compagni di scuola, era nato una
sorta di "comitato" che tifava per la 124; addirittura, in seconda
elementare, la mattina aspettavamo un giovane muratore che passava per la
via maestra, con una 124 bianca e ci facevamo portare a scuola per il gusto
di salire sulla 124! "a me piace poi quando scrocchia così..."
mi diceva ammirato uno di loro quando questo conoscente passava in terza
marcia e l'auto aveva un rombo suo, tutto particolare, che a noi piaceva
molto e ci gasava (e che so che è tutt'ora gradito agli aficionados
spagnoli).
Erano
anni belli, gli anni del boom economico, erano gli anni di quando
ero bambino dei quali ho dei bellissimi cari ricordi. Una delle cose di
cui mi sento fortunato è proprio questa, quella di essere vissuto
in quegli anni belli. Il Sabato sera c'era lo show di Raffaella
Carrà, che faceva anche le reclami per una catena di distributori
di benzina e immancabilmente c'era una 124, magari Special... alla radio
ascoltavamo la hit-parade condotta dal mitico Lelio Luttazzi con canzoni
davvero belle della musica italiana e straniera; e la mia preferita, oltre
quella di Raffaella, "My
Sweet Lord" dell'indimenticabile George Harrison, che mi feci prontamente
comprare da mio padre, in versione 45 giri.
Standa.
Nella moda le donne avevano i capelli a caschetto, le minigonne e gli stivali:
io ero troppo piccolo per conoscere il sesso ma ero sensibile ad un certo
fascino per quello che pensavo sarebbe dovuto essere il mio tipo di “moglie”.
E avevo naturalmente una simpatia per una mia graziosa amichetta di scuola
che vestivano così, e che però aveva due bei ciuffi biondi
al posto del caschetto. La TV era in bianco e nero con solo due canali e
ne avevamo una sola, enorme; naturalmente in famiglia guardavamo tutti quella;
tra i programmi c’erano spesso Canzonissima e Rischiatutto. Al dopo-scuola
ci regalavano pane e nutella e ci sembrava chissà che cosa; il sabato
poi alle due, di corsa a casa a vedere le "Teste Matte", Stanlio
& Ollio e Charlie Chaplin.
E' stato bello perché eravamo felici con poco e credevamo in quello
che facevamo a tutti i livelli….. In questo clima arrivò anche
il momento di sostituire la cara, valida ma antiquata Innocenti-Austin A40S
che papà aveva acquistato in Trentino.
Naturalmente io e Marco cominciammo a tempestare papà: "compriamo la 124! compriamo la 124!!" e lui, sempre buontempone, faceva finta di essere perplesso e di ammiccare anche alla Giulia Super 1300ti. Alla fine venne il grande giorno, il 14 Luglio 1971! quel giorno andammo dal nostro meccanico di fiducia e tornammo con una bella 124 berlina 1200 I° serie, usata già e targata Roma*A33451.
L'auto era grigio scuro, aveva gli interni di finta pelle rossa e il cruscotto
grigio chiaro. Una delle cose che
mi affascinavano di più era il volante, con quella forma moderna
e quell' anello di zama lucida per azionare
il clackson. Poi c'erano le luci di cortesia, lo specchietto per mamma,
il portaoggetti con la luce, le quattro
porte con la sicura! e io e Marco potevamo salire e scendere indipendentemente
da mamma e papà; e poi
c'era - dulcis in fundo - la radio! una bella Autovox Ra/191
“Tiffany”, tutta a transistor con due sistemi di
ricerca automatica, modulazione di frequenza FM e tasti di ricerca rapida
per sei stazioni in memoria: il top
delle autoradio dell’ anno 1970; era montata su un mobiletto centrale
realizzato appositamente per la 124 e
costava allora uno stipendio di impiegato medio.
"Che
bagagliaio enorme"! fu il primo commento di mamma "qua
dentro ci và il mondo intero!" diceva soddisfatta perché
avevamo parenti sparsi un po’ ovunque e viaggiavamo di frequente.
Appena portata l'auto nel cortile di casa, approfittai della momentanea
assenza di mio padre per sostituirmi al posto suo al volante e fingere di
guidare. Scattò l'antifurto blocca-sterzo e non sapevo più
che fare.
Tornò mio padre e non lo sapeva nemmeno lui. Chiamammo il meccanico
e ridendo ci spiegò di che si trattava.
Giorni dopo io risultai il 'vincitore' della scommessa, quello il cui padre
avrebbe comprato per primo la 124 e mi ricordo gonfio di orgoglio e impettito,
a fianco di mio padre, quando passavamo con questa macchina quasi nuova
per le vie del paese ...e le bocche aperte dei miei amichetti! che soddisfazione!
e papà, conoscendomi, faceva apposta per farla rombare!
Quell'autunno mio padre fu trasferito quì in Ancona. Ancora
una volta lasciavamo gli amichetti, il nostro ambiente, i nostri maestri,
il nostro piccolo mondo. Ma stavolta avevamo la 124...
Mi ricordo che arrivammo la sera tardi, passammo a Falconara, dove abito,
mi ricordo la fiamma della raffineria... Andammo ad abitare in un decoroso
e - all'epoca - nuovo quartiere di Ancona, a Posatora, una bella collina
che domina il mare. La nostra era una piccola palazzina, nuova ma modesta,
senza ascensore, quattro piani in tutto e garage condominiali con semplici
posti auto.
Ci
ambientammo abbastanza presto. Nacque il mio secondo fratello, Andrea, e
mi ricordo
la gioia di quando lo andammo a prendere all' ospedale. Una sera eravamo
andati alla
Standa a fare la spesa; all'uscita trovammo una 500 parcheggiata male che
ostruiva il
passaggio della nostra Grigiona, nel frattempo ritargata Ancona [AN*160502,
N.d.R.].
Premetto che per noi bambini, nostro padre era una sorta di “eroe”:
aveva un lavoro
molto importante, contava molto, faceva del bene a tutti, era buono, forte,
amato e
temuto, molto rispettato e stimato; era (ed è) soprattutto onesto,
un esempio di onestà
incondizionata. Quindi la 124 era la macchina adatta a lui; ma - ai nostri
occhi - la sua
figura e la sua immagine salirono alle stelle quando quella sera, persa
la pazienza dopo
aver suonato un po’ per richiamare il maleducato guidatore, prese
la povera 500 per il
paraurti posteriore e la spostò letteralmente di peso !!! noi eravamo
un misto di increduli, esterrefatti e
divertitissimi! raccontammo a “tutto il mondo” l'episodio e
ci ridemmo per giorni!
Ma di lì a poco ci aspettava una durissima
prova, Grigiona in primis: sì perché il 25 Gennaio
1972, alle
ore 21,20 circa cominciava, per la città di Ancona e i suoi
abitanti uno dei suoi anni più bui, cominciava
un vero e proprio incubo, quello del terremoto. Con una scossa del settimo
grado della scala Mercalli,
[circa 4 dell’ attuale Richter] iniziava una violenta crisi tellurica
che si sarebbe protratta pesantemente per un
lunghissimo anno e, nei suoi vari strascichi e “colpi di coda”,
per altri tre.
Non ci furono danni materiali rilevanti per la città
ma la paura era tantissima: a metà 1972, Ancona era
letteralmente svuotata, una città fantasma, non c'era più
nessuno. In questo triste frangente, la nostra
gloriosa “Grigiona” ebbe una parte rilevante, di primo piano:
fu la nostra seconda casa!
Il copione era sempre quello: appena cominciavamo ad affrancarci
un po’ dalla paura dell'ultima scossa,
dopo qualche mese o solo settimana arrivava un nuovo sciame sismico, annunciato
in genere da una o due
scosse veramente forti e violente. Questo purtroppo è un ricordo
talmente brutto che ha fatto presenza
fissa nei miei incubi fino a pochi anni orsono e che, comunque non dimenticherò
mai. Mi sembra ancora
di rivivere tutto: appena cessava il boato della scossa, in un incrociarsi
di urla di donne, sbattere di porte,
tramestio di gente che scappa, sirene di ambulanze, pianti di bambini, cominciavano
subito a spalancarsi i
garage e a mettersi in moto le macchine.
Gente vestita in tutta fretta, attonita, svegliata anche
e spesso nel cuore della notte, con bambini piccoli e
neonati avvolti frettolosamente in coperte, saliva a bordo della propria
auto e si radunava tutta, come in
un tacito accordo, nella piazzetta del quartiere, lontano dai palazzi che
si temeva potessero crollare loro
addosso.
Quella
prima notte di Gennaio "dormimmo" in otto, sì
otto, dentro la 160-502: quattro adulti, due neonati, io e mio fratello.
Sì perché una giovane coppia che abitava sopra di noi non
se la sentì di andare a prendere l'auto in garage.
Solo il nostro eroico padre, che non aveva paura di niente, sfidando scosse,
tremori e cupi brontolìì osava entrare e uscire dal "mostro",
quello cioè in cui si era trasformato il nostro palazzo, di notte,
senza luce, con le sue finestre spettrali che ormai erano tutti malevoli
buchi neri; lui andava a prendere da mangiare e le coperte, solo con una
torcia... mentre quei due poveracci sopra noi avevano abbandonato la loro
128 nuova di zecca in garage per la grande giustificata paura.
Poi, quando eravamo soli, la 124 aveva i sedili grandi e reclinabili: mamma
- con Andrea in braccio - si
assopiva davanti, io e Marco sulla panchetta posteriore. Papà invece
spesso stava fuori, vigilava o parlava
con chi non riusciva a dormire. La notte del 25 Gennaio 1972 nevicava e
mamma aveva un taglio cesareo
fresco di due mesi... Andrea era un fagottino ma la 124 ci protesse dalle
intemperie e dal “mostro”...fu un
po’ la nostra "Capanna di Betlemme"; non è retorica
né esagerazione: bisogna provare una cosa simile per
crederci veramente.
Un'occasione particolare - in un simile frangente - merita di essere, sia pur brevemente, raccontata. Tutta Ancona si ricorderà per sempre la sera del 14 Giugno 1972; tutt'ora se ne parla con un misto di paura e mestizia, e noi che l'abbiamo vissuto non possiamo fare a meno di sentire un brutto brivido correre lungo la schiena!
Quella sera di inizio estate sembrava, dopo soli due mesi dalle ultime scosse, che questo brutto incubo fosse alle nostre spalle. Solo "il disco incantato" di mio padre, che a fin di bene tentava di farci il lavaggio del cervello, ci ricordava che la casa era antisismica; ma io e Marco morivamo di fifa lo stesso, antisismica o no.
Stavamo
cenando quando all'improvviso ecco di nuovo l'incubo: cominciano a tintinnare
sinistramente i bicchieri nella credenza, comincia a scricchiolare qualcosa;
lentamente, molto lentamente, esterrefatti e ammutoliti, guardandoci in
maniera interrogativa l'un l'altro cominciamo ad alzarci da tavola ....
BRUUUUUUUUMM ed ecco la scossa più lunga e violenta di tutta la crisi!
di colpo và via la luce - peggio non poteva accadere - il terremoto
fa un frastuono infernale, si aprono gli sportelli della credenza e piatti,
bicchieri e suppellettili rovinano scrosciando a terra; sbattono porte e
finestre, sono 40 eterni secondi di terrore puro; io e Marco, aggrappati
al nostro unico punto di riferimento - papà - urliamo di paura mentre
egli si è già posizionato, ormai automaticamente, sotto l'architrave
della porta della cucina.
Poi è il panico generale: mamma afferra Andrea nella culletta e ci precipitiamo giù per le scale; io salto dalla finestra del 1° piano per atterrare su un cumulo di sabbia. Papà freddamente si reca in garage, spalanca la porta che nessuno osava e avvia la 124: io piangendo a dirotto, scioccato, guardo la manovra mentre mi arriva dapprima il caratteristico rumore cadenzato del motorino d'avviamento, poi il rombo del motore. Si ripete tutto quello che ho descritto sopra, tranne sul fatto che stavolta i colleghi e sottoposti di papà ci raggiungono lì sotto casa per spirito di gruppo. Uno solo di loro ha un'altra 124 come la nostra ma rosso bordeaux; gli altri hanno auto più “modeste” come Fiat 850 berlina e Coupè, 500, Prinz... ecc.
Quando ci siamo un po’ calmati, verso le 23 arriva un altro scossone, violento come quello di prima, si dice intorno ai 9 o 10 gradi della scala Mercalli [un 5° della scala Richter]. Malgrado fossimo fuori è un pandemonio lo stesso e di più: gli alberi e i lampioni si agitano in aria come fuscelli, le case oscillano pericolosamente, l'aria è pesante e carica di una polvere rossastra, un frastuono tremendo, l'asfalto ci balla sotto i piedi... e la 124? anche in quel terribile frangente penso a lei! aggrappato - come al solito a papà - mi giro apposta per vedere se le succede qualcosa e la vedo oscillare violentemente sugli ammortizzatori, a pochi metri da noi... una visione diabolica, anche lei coinvolta e 'colpita' in questa odissea...(continua)
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