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21-03-2020
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news e curiosità
L'apice dell'evoluzione: la 124 Special T
Abbiamo
visto nel capitolo dedicato alla storia che la Fiat 124 nacque come
"berlina media da famiglia". Ebbene, nel 1970 questo
modello è stata l'auto "media" più venduta
in Italia, con oltre 45mila unità prodotte. Essa interessava
una grossa fetta del mercato nazionale e il pubblico mostrò di gradirla.
La Fiat proseguì nel suo percorso offrendo ad una sempre più vasta cerchia di pubblico berline sempre più perfezionate, di alte prestazioni a prezzi contenuti e di costi di gestione abbordabili.
Al Salone di Torino di Novembre 1970, in occasione del primo radicale restyling della gamma 124, fu presentata una versione finora inedita: al corpo vettura della berlina "Special", rivisitato nella carrozzeria, veniva accoppiato il motore bialbero Fiat meno potente della gamma dei bialbero a cinghia, quello da 80 CV, di 1438 cm3 di cilindrata. La contemporanea Fiat 125 aveva 100 CV, la 124 Sport Coupè 90.
Questo bel motore sportivo, derivato da quello della Sport Coupè e opportunamente depotenziato, dava l'estremo tocco di raffinatezza alla nostra berlina. Era nata quella che sicuramente fu la più raffinata e genuina versione delle berline 124, quella che avrebbe segnato l'apice dello sviluppo tecnico ed estetico di questo modello.
Pur utilizzando molte parti del motore originale della 124, per ovvii motivi di sinergia industriale, il motore della "Special T" aveva le valvole disposte a V di grosso diametro, la camera di scoppio dei cilindri emisferica e la distribuzione attuata da due alberi a camme situati nella testata del motore stesso e azionati da una cinghia in gomma con anima di acciaio, una vera finezza per i tempi: "T" infatti stava per "twin cam".
Pronto,
potente e brillante, sebbene un po' meno elastico della versione ad aste
e bilancieri, come tutti gli sportivi dell'epoca, era anche un po' rumoroso
agli alti regimi di rotazione. Sviluppava 80 CV a 5800 giri/minuto,
con una coppia massima di 11,45 mkg a 4000 giri. Rispetto
alle versioni più potenti, questo della berlina aveva un carburatore
- sempre a doppio corpo invertito - ma di diametro più piccolo.
Altra finezza era il ventilatore ad innesto elettromagnetico, come quello a suo tempo usato sulla 1500, un compromesso tra vecchio e nuovo.
Ma l'obiettivo della Fiat era stato centrato in pieno: la velocità e l'accelerazione erano notevoli e ponevano la 124 "Special T" in testa alla lista delle concorrenti; la velocità massima era superiore a quella ufficialmente dichiarata dalla casa, e cioè 165 kM/h, superiore di 10 kM alla versione "Special" ad aste e bilanceri. L'erogazione della potenza era buona fin dai bassi regimi e la "Special T" spuntava il tempo su Km con partenza da fermo in 33,310 secondi, ottimo per l'epoca; questo vero cavallo di razza sopportava bene eventuali "fuori giri": mentre la potenza massima era ottenuta a 5800 giri/minuto, tirando a fondo le marce si poteva arrivare al "limite di sfarfallamento" di 7500 giri!
La frizione era dolce ma robusta, indovinati i rapporti
del cambio, buona la sincrozizzazione; unico vero difetto dell'auto era
la mancanza - neppure a richiesta - di una 5^ marcia, resasi disponibile
dal 1972 sul modello di 1592 cm3.
Il consumo invece era - in un certo senso - migliorato
in quanto se la 124 "Special" consumava quanto la normale, malgrado
la maggior cilindrata, questa versione bialbero consumava addirittura meno
della "Special" ad aste e bilanceri di pari cilindrata!
Anche e di più, su questa 124 tutto era stato pensato e progettato al meglio: sospensioni ritarate per sopportare la maggior potenza, ottimi i freni (sempre quattro dischi MA col servofreno a depressione e limitatore di carico), buono lo sterzo anche se non molto preciso e un po' duro. Altro piccolo difetto era lo scadere delle qualità di aderenza su fondo sconnesso o bagnato.
Esteticamente
poi, rispetto alla consorella ad aste e bilanceri del 1968 l'auto era stata
oggetto di migliorie un po' dappertutto; i coperchi dei cofani erano lisci,
senza più nervature e davanti, sul muso, si notava un disegno totalmente
nuovo delle lamiere. I ripetitori di direzione erano stati spostati agli
angoli laterali della calandra, la stessa aveva quattro proiettori - sempre
tondi - ma incorniciati adesso da cornici quadrate nere in pressofusione
metallica. La calandra era nera e dai paraurti erano spariti i rostri verticali,
alquanto grossolani della versione precedente, rimpiazzati molto opportunamente
da profili in gomma per tutta la lunghezza delle lame stesse.
La
fiancata e le ruote erano rimaste identiche, poco variata la coda, con fanali
sempre a sviluppo orizzontale ma incorniciati da un profilo cromato. Più
sostanziali gli interventi all'interno dove c'era un bel cruscotto di disegno
simile alla precedente "Special", ma con guarnizioni in finto
legno, tappetini in moquette, sedili in panno. Tra gli optional interessanti,
oltre la radio, c'era l'accensione elettronica Dinoplex-Marelli,
il contagiri elettronico, utilissimo su una sportiva come questa, e il senza
dubbio comodo cambio automatico General-Motors, all'epoca
uno dei migliori.
Questa è stata la migliore 124 berlina in assoluto in quanto univa, come già detto, il corpo vettura tradizionale al motore sportivo bialbero di progettazione "genuinamente" 124: già la versione che succedette a questa, nel 1972, era un ibrido perché montava il motore della 132; nulla da eccepire sia come filosofia costruttiva che di mercato perché la "Special T" 1600 era il massimo che si potesse avere in questo campo, e inoltre rispettava le rigide regole di sinergia di produzione.
Ma la "Special T" di 1438 cm3 era una 124 fino all'ultimo bullone. Le arrise un bel successo, fu usata anche nelle gare ed ebbe una particolare e calorosa accoglienza in Spagna, presso la licenziataria Seat.
Marginalmente attinente è la notizia che dal 1973 la Fiat
"sbarcò" anche in Nord America e, tra le vetture
in listino, figuravano le 124. Naturalmente queste auto avevano dovuto subire
delle modifiche alla carrozzeria per soddisfare le severe norme antinfortunistiche
in vigore in quegli stati e tutte - indistintamente - ne erano uscite abbruttite
e appesantite. Ma la causa fondamentale che ne decretò un sostanziale
insuccesso fu l'insufficiente trattamento alla corrosione,
noto tallone di Achille delle Fiat (e di quasi tutte le auto) dell'epoca.
Entusiastica accoglienza ebbero invece le Spyder.
124Special T BERLINA – 1970 | |
Motore: |
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Trasmissione: |
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Corpo vettura: |
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Prestazioni: |
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Photo
gallery della
124 Special T |
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1-
vista tre quarti anteriore della nuova 124 "Special T": linea
pulita, essenziale elegante; molto belli i quattro proiettori, i paraurti
lisci e le ruote della Sport Coupè con pneumatici maggiorati. |
2- la coda della "Special T" anch'essa molto elegante, pulita ed essenziale. I fanali ricordano quelli della 1^ serie |
3- vista dal lato di scarico del gruppo motore-cambio; la dinamo è stata sostituita da un moderno alternatore con ponte raddrizzatore a diodi. |
4- spaccato del cuore della 124 "Special T": il famoso bialbero da 80 CV. Il filtro dell'aria è su "posizione inverno". |
5-
i begli interni dai rivestimenti raffinati;
la pedaliera è ora di tipo sospeso. Notare il contagiri elettronico.Come
saggiamente suggerito dalLA rivista italiana più importante di
auto, un manometro della pressione dell'olio e un orologio non avrebbero
guastato. |